ELOGE DE L'AMOUR (ELOGE DE L'AMOUR) |
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di Jean-Luc Godard, con Bruno Putzulu, Cécile Camp, Audrey Klenaber, Claude Baignères, Jean Davy, Jean Lacouture, Françoise Verny
(Francia, 2000)
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E' in bianco e nero l'elogio che Jean-Luc Godard fa dell'amore. Un bianco e nero, quello di l'ELOGE DE L'AMOUR (presentato a Cannes nel 2001) che finisce per sfociare nelle tinte colorate, ipersaturate di un procedimento digitale che costituisce certamente uno dei momenti più sorprendenti, ma si, diciamo pure affascinanti di un altrimenti enigmatico, ma si, diciamo pure esasperante affresco; del quale è già arrischiato definire il tema, la Resistenza, la Storia, la sua, di storia?. In questa scelta estetica e dialettica che esplode in ogni direzione c'è già tutto di un autore del quale conosciamo tutto, e continueremo ad ignorare tutto. Cosi, le didascalie: che completano il significato delle immagini. Che costruiscono quel ponte con le parole che costituisce, paradossalmente, una delle caratteristiche di un cinema essenzialmente, maniacalmente pensato sulla fascinazione delle immagini. Cosi, la musica: per a quale si può ripetere esattamente il concetto. E la sovrapposizione dei dialoghi, i giochi di parole, le sentenze (magari prese in prestito da sant'Agostino: "la misura dell'amore è nella sua dismisura"
), le evidenze, le ovvietà. Talvolta, le intuizioni. Perché da questo mare nel quale non sempre è dolce annegare affiora improvvisamente (complice la grana sensuale della splendida fotografia di Julien Hirsch e di Christophe Pollock) la suggestione di un istante (Parigi, ad esempio) indubbiamente prezioso. E' tanto, è poco? E' una contabilità nella quale ci si sono azzardati in troppi, per cadere nuovamente nel tranello.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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